Ormai lo riconosci dal suono. Quando senti il borbottio della caffettiera significa che una diretta di Copy42 sta per iniziare. Oggi il caffè lo prendiamo in compagnia della sociolinguista Vera Gheno, specializzata anche in comunicazione digitale. Vera Gheno è una storica docente di Copy42 – la sua lezione sulla lingua italiana apre il corso di Copy42 WEB ormai da 4 anni.
Quello di oggi sarà un caffè corretto. Linguisticamente corretto. La linguista ci ha accompagnati in un’affascinante passeggiata attraverso la lingua italiana in compagnia di due guide d’eccezione: David Foster Wallace e il poeta Dante. Letture e riflessioni sulla lingua si sono avvicendate per più di mezz’ora di diretta. La ripercorriamo qui.
Un caffè linguisticamente corretto
Vera Gheno ci confida che David Foster Wallace è una delle sue “fissazioni”. Gran parte della diretta è dedicata infatti alla lettura e analisi del saggio Autorità e uso della lingua contenuto nella raccolta pubblicata da Einaudi Considera l’aragosta, proprio di David Foster Wallace. Se a casa hai il libro ti invito a sfogliare il saggio mentre lo ripercorriamo insieme. In caso contrario, nel video della diretta puoi ascoltare la nostra docente mentre legge alcuni passi.
Autorità e uso della lingua affronta la questione tra prescrittivismo e descrittivismo linguistico: il linguista deve dirci come parlare in modo corretto (prescrittivismo), o deve osservare la realtà linguistica e trarne delle constatazioni (descrittivismo)? Vera Gheno premette che non c’è una risposta a questa domanda, “non ci possiamo permettere una polarizzazione”. Bisogna riuscire a trovare un giusto equilibrio tra le due posizioni: dobbiamo conoscere le regole per farci capire, ma dobbiamo anche essere elastici e comprendere che la regola non può spiegare tutto.
Iniziamo a leggere i passi del saggio – ne ripercorro qui alcuni frammenti.
“Un mio amico dice che quando sente parlare le persone in pubblico è come se usassero uno Stradivari per battere i chiodi”.
Ecco il primo goccio di caffè corretto. Vera Gheno lo assapora e lo commenta. Cosa ci sta dicendo David Foster Wallace? La nostra esperta ce lo spiega fuori dalla metafora. Tutti abbiamo a disposizione uno strumento prezioso, la nostra lingua, eppure in molti lo usiamo in modo ridotto. Perché? Vera Gheno ci dà la sua interpretazione: siamo abituati a usare la lingua in “modo performativo”, a scuola ci serve per prendere buoni voti e questo ci fa dimenticare che esprimerci bene non è solo una questione scolastica, è una “questione esistenziale”. Una volta usciti da scuola, continuiamo a essere giudicati in base alla capacità di maneggiare la lingua. Legge:
“Le persone si giudicano davvero sulla base di come usano la lingua. In continuazione”.
Vera Gheno ci dice che “ogni parola è un atto di identità personale”. Il modo in cui ci esprimiamo la dice lunga su cosa siamo e su cosa vorremmo essere. E non solo: “ogni parola è un atto di identità collettivo”, perché il modo in cui parliamo determina anche chi farà parte del nostro gruppo di ascoltatori e chi invece ne verrà escluso.
Se ti appassionano questi argomenti, puoi approfondirli attraverso due letture consigliate dalla nostra docente:
- Brevi lezioni sul linguaggio di Federico Faloppa, edito da Bollati Boringhieri.
- Potere alle parole. Perché usarle meglio di Vera Gheno, edito da Einaudi.
“Faccio presente, quindi, che è più facile essere dogmatici piuttosto che democratici”.
Terzo goccio di caffè corretto. La linguista ci spiega che aggrapparsi alla norma con rigidità non è il modo corretto per affrontare la questione della lingua. Conoscere le regole non basta, bisogna riuscire a interpretarle, capire il ragionamento che c’è dietro. Così si passa da una conoscenza dogmatica a una conoscenza più “travolgente”, come la definisce la nostra docente, che ci aiuta a maneggiare la lingua senza sentirci imbrigliati.
“Una volta introdotta, una regola normativa è molto difficile da sradicare, a prescindere da quanto sia ridicola”.
Un nuovo sorso. A questo proposito Vera Gheno ci ricorda la regola che prescrive che il “sé” seguito da “stesso” debba perdere l’accento. Una regola che trova assurda. Sulla questione ha fatto chiarezza Luca Serianni che, dopo una ricerca condotta sulle grammatiche scientifiche, ci rivela che la norma non compare da nessuna parte. Si tratta quindi di un’invenzione scolastica. Ne deduciamo che non può, quindi, essere considerato errore scrivere “sé stesso” con l’accento. Questo tipo di approccio ci aiuta ad accettare o rifiutare una norma, a rendere la conoscenza linguistica più “travolgente” e a estirpare regole “ridicole”.
“La lingua è stata inventata per servire certi scopi specifici. […] certi modi di usare la lingua sono migliori di altri – non migliori a priori, ma migliori relativamente agli scopi della comunità”.
Altro goccio di caffè. Vera Gheno continua: “La lingua non è una serie di leggi date dall’alto, ma è stata inventata per servire scopi specifici”. Aderire alla norma linguistica ha uno scopo preciso: farci capire meglio dalle persone. Serve a raggiungere un pubblico più ampio ed è una forma di cortesia e di rispetto verso chi ci ascolta.
Il caffè non è ancora finito. La nostra docente di Copy42 WEB ha continuato la sua diretta interrogando Dante Alighieri, “il grande sperimentatore linguistico”. Nelle parole del poeta, la linguista trova risposte a domande e dubbi che assillano il nostro presente. Ma non ti anticipo altro, perché adesso ti lascio godere gli ultimi sorsi di caffè (linguisticamente) corretto in compagnia di Vera Gheno.
Fausta Libardi dice
David Foster Wallace, autore di diverse meravigliose palestre per la ginnastica cognitiva –
grazie Vera per avermi rivelato un versante forse più accessibile della sua opera, quello saggistico (conoscevo solo “A Supposedly Fun Thing I’ll Never Do Again” e qualche racconto).
In cambio, ti segnalo una nuova app per capire il linguaggio dei gatti:
https://www.bbc.com/news/technology-54991693