Abbiamo già chiarito cos’è il linguaggio inclusivo e come alcuni brand ne abbiano fatto un vero e proprio marchio distintivo. Ma l’inclusività non passa solo attraverso le parole: le immagini giocano un ruolo fondamentale nella costruzione di una comunicazione inclusiva.
Pensa a questo: useresti mai un linguaggio inclusivo per una campagna pubblicitaria, accompagnandolo con immagini stereotipate? Sarebbe come avere un’orchestra dove gli strumenti suonano melodie diverse – il risultato sarebbe solo confusione! Copy e visual devono muoversi insieme, in perfetta armonia, per creare una sinfonia di comunicazione che arrivi davvero a tutte e tutti.
In questo articolo capirai perché le immagini sono fondamentali tanto quanto le parole, e vedrai 5 esempi di visual inclusivi per darti un po’ di ispirazione.
La comunicazione inclusiva: molto più delle parole
Per scrivere in modo inclusivo… scrivere non basta. Che senso ha scegliere le parole giuste, se poi i visual che utilizziamo continuano a perpetuare stereotipi? A escludere invece che includere?
Quando parliamo di comunicazione inclusiva, stiamo parlando di rappresentazione autentica della diversità che caratterizza il mondo in cui viviamo. Una diversità che va oltre il semplice politically correct, ma che abbraccia genuinamente tutte le sfumature dell’essere umano: età, etnia, genere, abilità fisiche, conformazione corporea.
Le immagini hanno un potere immediato che le parole, da sole, non possono eguagliare. Un singolo visual può comunicare inclusività più velocemente di mille parole ben scritte. Questo perché il nostro cervello elabora le immagini molto più rapidamente del testo, e le emozioni che suscitano sono immediate e profonde. Quando vediamo una persona che ci assomiglia rappresentata in modo positivo in una campagna pubblicitaria, ci sentiamo istantaneamente riconosciuti e valorizzati.
Ma come si traduce questo potere nella pratica?
Docente: Ella Marciello
Una lezione per creare contenuti liberi da stereotipi, superare i bias cognitivi e progettare campagne che parlino davvero a tutte le persone.
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Visual inclusivi: esempi concreti che fanno la differenza
Alcuni brand stanno già tracciando la strada, mostrando che fare comunicazione inclusiva attraverso le immagini non solo è possibile, ma porta anche risultati concreti.
Visual inclusivi: gioielli
Prendiamo EMÉRA e Demetra Milano, due brand di gioielli che hanno fatto una scelta coraggiosa: mostrano i loro prodotti su donne reali, non solo su modelle giovanissime dalla pelle di porcellana. Attraverso le immagini, il pubblico in target, composto anche da donne più mature, può immaginarsi con quei gioielli. E quando il pubblico si immagina con il tuo prodotto addosso… è un passo più vicino all’acquisto.


Visual inclusivi: fitness tech
Fitbit Luxe ha fatto un passo simile nel mondo del fitness tech: nelle loro immagini vediamo persone con corpi normali e pelle non perfetta che indossano i loro tracker. Un messaggio potente che dice: il benessere è per tutti e tutte, non solo per chi ha già un fisico “da copertina” o ha meno di 30 anni. E sì, la pelle ha i pori! Incredibile, vero?

Visual inclusivi: abbigliamento maschile
Nella lezione dedicata ai testi per siti, la docente e brand strategist Valentina Falcinelli mostra diversi esempi di e-commerce, tra cui quella di True Classic: un brand di abbigliamento maschile che ha fatto del comfort la sua cifra distintiva. Perché a volte non c’è bisogno di dichiarare che il brand ha abbracciato un approccio inclusivo. Basta mostrarlo, senza troppi proclami. Rendere l’inclusività normale, pratica, adatta a forme e occasioni diverse. Come una t-shirt.

Visual inclusivi: intimo e costumi
E poi c’è Latte The Label che, sull’esempio del brand Dove, celebra la bellezza in tutte le sue forme, mostrando donne e uomini di taglie e forme diverse. Il messaggio è chiaro: ogni persona è diversa, bellissima e… ha il diritto di star comoda. In intimo come in bikini.


Questi esempi mostrano che la strada verso una comunicazione più inclusiva è già tracciata. Ma come adattare questi modelli a un singolo brand o prodotto, e metterli in pratica con successo all’interno dei tuoi contenuti o nelle campagna pubblicitarie che curi? Esistono delle risorse preziose che possono aiutarti.
Libri e risorse per approfondire
C’è un motivo per cui ti abbiamo mostrato così tanti esempi pratici. Pensiamo infatti che il miglior modo per progettare contenuti inclusivi è lasciarsi ispirare da chi l’ha fatto prima di noi. E tra le fonti di ispirazione non possiamo che citare la campagna di Advocacy “Color carne“, lanciata nel 2022 da Cristina Maurelli e Giuditta Rossi, che ha posto l’accento su quanto sia limitante e escludente considerare come “colore carne” una singola tonalità di pelle. La pelle umana ha infatti infinite sfumature, e ignorarlo significa escludere una grande parte della popolazione dalla nostra comunicazione.
Se vuoi approfondire questo tema, ti consigliamo di leggere “Stereotipi a colori”, un libro scritto proprio da Cristina Maurelli e Giuditta Rossi, edito da Flacowski (Flaco Edizioni Group). Il testo analizza come gli stereotipi visivi influenzino la nostra percezione della realtà e propone strumenti concreti per superarli. [E se sei corsista a Copy42 puoi acquistare il libro con uno sconto del 25%].
Bene, siamo arrivati alla fine dell’articolo. Ma prima di salutarci, facciamo un piccolo recap.
Ecco i consigli da seguire per una comunicazione inclusiva (nelle parole e nelle immagini):
- Rappresenta la diversità in modo autentico, non come mero esercizio di stile.
- Usa immagini che riflettano la realtà delle persone in target, non ideali irraggiungibili.
- Assicurati che copy e visual siano allineati nel messaggio di inclusività.
- Evita stereotipi e generalizzazioni nelle rappresentazioni visive.
Vuoi imparare a creare una comunicazione davvero inclusiva, che parli a tutte e tutti? A Copy42 abbiamo una lezione speciale tenuta dalla creative director Ella Marciello, dove potrai scoprire tutti i segreti della comunicazione inclusiva e metterli in pratica con esercitazioni concrete. Perché se vuoi lavorare nella comunicazione, l’inclusività non è una tendenza da cavalcare, ma una necessità strategica.
PS. Se clicchi sul banner, vedrai anche l’anteprima della lezione.
Docente: Ella Marciello
Una lezione per creare contenuti liberi da stereotipi, superare i bias cognitivi e progettare campagne che parlino davvero a tutte le persone.
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